Non me la sentivo proprio di lasciar passare dei giorni tra questo 'oggi' e il momento della condivisione, ho paura che sbiadiscano i pensieri. In questo post non si parla di cibo, non se ne parla talmente forte che la sento urlare, questa omissione. Crisi emicranica porta inappetenza e nausea a cui segue (quasi) digiuno preventivo. Due foglie di insalata e 3 espressi non meritano approfondimenti credo. La mia frustrazione ai massimi storici.
E anche l'impaginazione sarà quella che può essere, quella che l'App mi consente, in questo caso la linearità calza alla perfezione.
Siamo arrivati ieri a Matera. Siamo arrivati che il sole era già tramontato, qui i lampioni non ci sono ovunque perché il restauro del paese è stato eseguito con rispetto e le ombre al di fuori dei sassi restano nere nere.
Ad accoglierci una grotta illuminata a candele in cui la tecnologia è stata sapientemente mascherata nella struttura, senza disturbarla. Design e amore.
Al risveglio un tempo fermo, il paesaggio asciutto ma non arido, i sassi sussurrano storie lontane, anche un po' tristi a volte. Il popolo è piacevole e accogliente. Ci sono i grilli, che un po' ci mancavano, e il silenzio. E un caldo asciutto e bruciante.
Sextantio è un paradiso degno di una tappa del viaggio di nozze, l'atmosfera ricreata con i materiali di recupero e l'artigianato locale è quella di un altro tempo, la ristrutturazione è quasi invisibile ma concede ogni comfort e, sembra un dettaglio di poco conto, il grande letto è comodissimo e i guanciali sono disponibili in due spessori. Il personale giovane e brillante fa sentire ben accolti, ben voluti.
Matera e i suoi sassi sono uno spettacolo di quelli veri, non tanto per dire. È che ormai siamo abituati a tutto, usiamo i termini senza che siano veramente pieni del loro significato. Come fai a definire il bello?
http://www.sextantio.it/
Declinazione di zucca.
Come può un single, o una coppia, comprare una zucca intera senza arrivare al punto di desiderare di non averlo fatto?
La zucca è buona e fa bene ed è bella e si presta a tante lavorazioni, ma ha quel sapore...di zucca, che non ne puoi mangiare tanta ed apprezzarla tutta. E per di più la zucca è grande e in una zucca c'è tanta zucca. O_o
Questa lunga con la scorza giallina che ho comprato è anche densa, i semi sono davvero pochi e si riescono a fare quasi tutte fette tonde. Insomma, 'zucca vuota' un corno.
Io preferisco evitare di congelare il crudo. La materia si trasforma e non la lavori più nello stesso modo, così ho provato a sfruttarla in tutta la sua maestosa zucchezza cercando di renderla il meno ridondante possibile, il commensale ha apprezzato, e garantisco che si tratta di un grande successo. ;)
Zucca al forno.
Zucca a tocchetti fatta bollire per 5 minuti in acqua salata. Scolata.
In una ciotola ho mescolato la zucca a olio, pepe macinato a fresco, pezzetti di capra fresco. Versato nel contenitore e spolverato di farina di semola. 200 gradi per 15 minuti.
A freddo ho aggiunto la melagrana.
Crema di zucca e carote con amaretto.
Che non ho mai pensato di aver scoperto qualcosa di nuovo...zucca e amaretti, ma è un abbinamento che fa sempre il suo dovere.
Zucca e carote bollite in acqua salata nel rapporto di 4/5, l'equivalente di un cucchiaio di stracciatella (il contenuto della burrata), o mozzarella, per ogni commensale.
Frullare il tutto molto caldo, solo con qualche cucchiaio di acqua di cottura, aggiungere una macinata a fresco di pepe. Impiattare e spolverare di amaretti e sesamo nero. Servire.
Parmigiana di zucca
Fette di zucca (e zucchina gialla, nella foto) bollite, asciugate, impanate e fritte (ma secondo me si poteva evitare perché non ha dato valore aggiunto) alternate a salsa di pomodoro, mozzarella, formaggi di capra grattugiati. In forno per 10 minuti a 200 gradi.
Torta al cioccolato e zucca
Farina 170 gr
Cioccolato fondente 200 gr
Burro/margarina 50 gr
Zucchero 120 gr
Uova 3
Latte 30 ml
Lievito per dolci, mezza bustina.
Zucca, qualche fetta
Far bollire la zucca fino a cottura con un cucchiaino di zucchero.
Sciogliere a bagnomaria il cioccolato con metà del burro.
Montare a neve ben ferma gli albumi e conservare in frigo mentre si montano tuorli, zucchero e il restante del burro.
Accendere il forno a 200 gradi.
Aggiungere ai tuorli/zucchero/burro, direttamente nel mixer, il cioccolato/burro fusi (non bollente altrimenti si cuoce l'uovo nel mixer) e, a filo, il latte.
Incorporare gli albumi alla mistura sopra creata.
Setacciare la farina con il lievito ed incorporare il composto.
Risulterà un impasto molto denso.
Imburrare la teglia del dolce e cospargere di farina eliminando gli eccessi, stendere uno strato di composto, distribuire le fette di zucca e ricoprire col restante impasto. Spolverare di zucchero la superficie.
Infornare e abbassare la temperatura a 180 gradi. Test dello stecchino per monitorare la cottura almeno dopo mezz'ora.
E' un dolce asciutto, ideale da servire con creme e o per la colazione/the. NON è molto dolce, aggiungere 30 gr di zucchero se si amano i dolci dolci. ;)
Fatta fuori la zucca.
E ho usato anche la scorza, ma questa è una storia che racconto in un'altra occasione...
L'onestà paga?
Mah.
Credo di aver già detto una volta che sono giudice severo di me stessa, un po' su tutti gli aspetti della mia vita, ma restando nel campo di pertinenza dello spazio che occupo in questo momento, lo sono in particolare qui, nel blog.
Spesso non riesco a pubblicare quello che cucino. Già sappiamo le difficoltà legate alla voracità e alle tecniche fotografiche, ma quello che spesso mi ostacola è la reale riuscita di ciò che preparo. Non mi riferisco tanto ai fallimenti tout court, ad esempio quelli in cui cerco di sostituire un ingrediente scomodo ma chimicamente indispensabile, ma quelli che possono anche sembrare ben riusciti, estetici a sufficienza, graziati da una giornata di luce che ne aiuta il ritratto ma che in verità, in bocca, non hanno nulla da raccontare o sono mancanti di gioia.
Perché fare una frittata non è un'impresa, non è necessario aver studiato, ma non farla scontata, farla interessante, non è forse più difficile, ma cambia nella sostanza. E se una frittata è bella, sembra buona ma non lo è, io non la condivido. Non mi gratifica, mi nutro e aspetto un giorno migliore per poter raccontare di qualcosa che mi ha dato un momento di inatteso piacere.
Ma alla fine, raccontare la verità, mi chiedo se crei una qualche differente percezione in chi ne legge.
Questa è una buona frittata al forno.
Teglia tonda diam.25 circa
Un bicchiere di Parmigiano grattugiato
Due cucchiai di un altro formaggio affumicato (ricotta o capra l'ideale)
4 uova
Un cipollotto fresco
Pepe
Olio EVO
Mezzo bicchiere scarso di panna di soia o latte
Due cucchiai colmi di pan grattato, briciole grandi preferibilmente.
Verdure NON a foglia (io ho usato un mazzetto di asparagi verdi e due bicchieri di piselli freschi).
Scaldare il forno a 200 gradi.
In una padella far rosolare in un filo d'olio la cipolla tagliata sottile, aggiungere i piselli e gli asparagi tagliati a tocchetti, far saltare a fuoco vivace per qualche minuto, lasciar poi cuocere a fuoco basso mescolando di tanto in tanto, salare a fine cottura.
In una ciotola sbattere le uova, unire il formaggio e qualche macinata a fresco di pepe, un pizzico di sale e la panna (o il latte), girare e aggiungere le verdure.
Versare un filo d'olio nella teglia, versare il composto e spolverare con il pane grattugiato. Infornare e abbassare la temperatura a 180 gradi.
La frittata si gonfierà. Sarà soffice e gustosa, la superficie croccante.
Per aggiungere una nota di colore ho maldestramente integrato la frittata con delle carote fresche, quelle che si comprano a mazzi con tutto il fogliame attaccato. Semplicemente BEN spazzolate e lavate (se non sono Bio meglio pelarle) oliate e infornate a 200 gradi per qualche minuto. Sale a cottura ultimata.
Contro ogni aspettativa (la carota cotta??? bleahhh!!) sono un contorno stuzzicante e piacevole e pure sano, ottima integrazione di Vitamine e Betacarotene in attesa di farsi baciare dal sole al mare. O in piscina. O in giardino. Al parco? O affacciati alla finestra in pausa caffè.
Came back home for the Queen's Jubilee_part two
Ad essere onesti non sono tornata per il Jubilee, non solo quantomeno, ma perché la missione GP era finita e perché mi aspettava un concerto il lunedì sera. Ad ogni modo ero un po' infastidita per non essermi ritagliata il tempo per documentarmi sulle parate, sui concerti e tutte le infinite possibilità di partecipazione. Essere a Londra per il Giubileo e non prendervi parte non era una possibilità contemplabile, ma scegliere quali eventi rincorrere -e come- richiedeva un'energia che non avevo.
Immaginavamo una grande confusione ed una grande quantità di persone muoversi in massa, immaginavamo disagi. Invece...
Sembrava che tutta la città avesse studiato i flussi decisi dalla sicurezza, migliaia di persone che si muovevano ordinatamente lungo i tragitti che venivano loro indicati, ognuno con la propria Union Jack riprodotta in qualche modo più o meno stravagante. Anche la città era stata vestita di bandiere e in più parti erano posizionati dei maxi schermi per amplificare all'infinito il tributo alla Regina. Se posso dire, ho trovato spettacolare e a tratti emozionante l'entusiasmo e il trasporto e la fede, per tutti la stessa, che unisce questi inglesi. Non era un'occasione per trovarsi a mangiare costicine, erano lì tutti per la Regina. Fantastici.
Lungo il fiume erano ammassati a migliaia, arrampicati su alberi, ringhiere, chi si era portato la scala. E ad ogni apparizione di un membro della famiglia si alzava un urlo nell'aria e le bandiere sventolavano.
Che bella è Kate? |
In postazione fin dal mattino. |
Il solo assente è stato il sole, stranamente ($@*¶#), ma guardando il bicchiere mezzo pieno almeno non è piovuto. Non sempre. E su quel prato bagnato, sotto le frustate di un vento instancabile, erano migliaia ad ascoltare il discorso di Carlo per la Regina. Che sono state belle parole secondo me, tentativo riuscito di umanizzare la madre e sé stesso con una buona dose di autoironia. Perchè Carlo ha davvero letto le previsioni del tempo in una non programmata performance durante una visita agli studi, lasciando gli spettatori della BBC increduli...che burlone! ;)
Io ti vedo. |
Come i bimbi. O come la nonna.
O come una lobotos.
pensiero 1.
Sappiamo tutti che nei primi anni di vita la bocca è uno dei mezzi prediletti per scoprire il mondo e se stessi.
Pensiero 2.
Mia nonna ricordo che al mercato chiedeva di assaggiare tutto prima di comprare. Forse non tuttotutto in verità, ma io ricordo di sì.
Sarà che è rimasta traccia di quella modalità infantile anche da adulta.
Sarà che ho sempre guardato con ammirazione al rito che precedeva la scelta degli ortaggi e fatta mia questa esigenza.
Sarà che come sempre c'è la giusta misura in tutto e io a volte la perdo, ma se al mercato vedete delle erbe (Nettle? Cusa l'è?) che sembrano ortiche, forse lo sono, nel dubbio Wordreference alla mano o just ask, don't taste. 1+1= 2.
Per fortuna che il cervello è più veloce della mano e mi sono fermata che le avevo appena sfiorate, abbastanza per attivare i neurotrasmettitori e sentire il bruciore (soprattutto quello di essere un' OcaGiuliva). Dalla mia c'è che le ho prese dove solitamente trovo solo foglie da consumare crude in insalata, vai a pensare che mi propone le ortiche...
E ad ogni modo (per la serie "comunque ho ragione io!") ho letto che le ortiche si mangiano anche crude!
Io non l'ho fatto, né lo consiglio, tant'è che le ho bollite e mai più ricomprate. Mi sembrava di avere in mano il pesce palla, quello che se non lo sai fare...bhe, lo mangi, e poi muori. O_o
Lavate con i guanti in lattice, eliminato i rametti più spessi e fatte bollire per pochi minuti in acqua salata. Con una piccola parte ho condito una pasta corta, facendola saltare in padella con un pomodoro a tocchetti e dei ceci e una parte l'ho usata per l'omelette piegata della foto.
Ah, sì, ho anche riciclato del pane di segale ormai duro come il marmo bagnandolo con del latte, olio e un uovo, mixato con una manciata di ortica e della farina di mais, infornato. Buono è un'altra cosa, ma con una salsa di pomodoro si è fatto mangiare.
pensiero 1.
Sappiamo tutti che nei primi anni di vita la bocca è uno dei mezzi prediletti per scoprire il mondo e se stessi.
Pensiero 2.
Mia nonna ricordo che al mercato chiedeva di assaggiare tutto prima di comprare. Forse non tuttotutto in verità, ma io ricordo di sì.
Sarà che è rimasta traccia di quella modalità infantile anche da adulta.
Sarà che ho sempre guardato con ammirazione al rito che precedeva la scelta degli ortaggi e fatta mia questa esigenza.
Sarà che come sempre c'è la giusta misura in tutto e io a volte la perdo, ma se al mercato vedete delle erbe (Nettle? Cusa l'è?) che sembrano ortiche, forse lo sono, nel dubbio Wordreference alla mano o just ask, don't taste. 1+1= 2.
Per fortuna che il cervello è più veloce della mano e mi sono fermata che le avevo appena sfiorate, abbastanza per attivare i neurotrasmettitori e sentire il bruciore (soprattutto quello di essere un' OcaGiuliva). Dalla mia c'è che le ho prese dove solitamente trovo solo foglie da consumare crude in insalata, vai a pensare che mi propone le ortiche...
E ad ogni modo (per la serie "comunque ho ragione io!") ho letto che le ortiche si mangiano anche crude!
Io non l'ho fatto, né lo consiglio, tant'è che le ho bollite e mai più ricomprate. Mi sembrava di avere in mano il pesce palla, quello che se non lo sai fare...bhe, lo mangi, e poi muori. O_o
Lavate con i guanti in lattice, eliminato i rametti più spessi e fatte bollire per pochi minuti in acqua salata. Con una piccola parte ho condito una pasta corta, facendola saltare in padella con un pomodoro a tocchetti e dei ceci e una parte l'ho usata per l'omelette piegata della foto.
Ah, sì, ho anche riciclato del pane di segale ormai duro come il marmo bagnandolo con del latte, olio e un uovo, mixato con una manciata di ortica e della farina di mais, infornato. Buono è un'altra cosa, ma con una salsa di pomodoro si è fatto mangiare.
Omelette alle ortiche, pane di seconda mano e pomodoro saltato con aglio fresco.
Came back home for the Queen's Jubilee_part one
Sisisì. Tornata a casa in tempo per festeggiare la Regina e andare in giro con la bandiera e sventolarla felice di fare un po' parte di questo Regno. Anche se proprio British non sono. Per la lingua, che ancora oggi mi concentro per dire nel modo giusto pear al fruttivendolo, perché la fila la faccio ancora a zig-zag, perché il tea delle 5pm lo bevo alle 10am e perché...non parliamo dell'aplomb (perdo le staffe già a scriverlo;) ma soprattutto perché io sta pioggia non la reggo più. E se uso il grassetto c'è aria di crisi.
Lasciato il Grande Regno per la Costa Azzurra mi sono trascinata lì la pioggia e i 15 gradi di Londra.
Nel frattempo (il frattempo è "da quando sono decollata a quando sono riatterrata 10 giorni dopo") qui è spuntata l'estate, breve devo dire, 10 giorni sono un po' tristi, ma pur sempre estate. E giù tutti nudi (mi han detto, io non c'ero no?), senza scarpe a sudare sotto al sole nel parco. Ritorno. 15 gradi e pioggia. Again.
Anyway, saranno stati questi DIECI giorni di estate, sarà che qui arrivano le zucchine dal Guatemala, sarà quel che sarà ma al mio rientro ho trovato al mercato l'anguria!
Che se la spaccavo e rovesciavo la vodka in una metà era già della temperatura giusta... cerco di fare dell'ironia ma visto il contesto atmosferico lo definirei più humour noir.
Ad ogni modo la tecnica di "fingo di non aver ancora ai piedi le ciabatte col pelo e godo dei frutti di stagione" mi ha sempre premiata e così ho usato i miei 3 kg di dolce, succoso e fresco watermelon, così:
Watermelon Soup |
Watermelon Virgin Mary |
Anguria
Barbabietola (o cetriolo) 1
Aglio (mezzo spicchio)
Basilico e Menta e Citronella
Sale
Pepe
Olio EVO 1 cucchiaio
Per la zuppa fredda ripulire l'anguria dei semi, per il Cocktail non è necessario.
Nel mixer frullare tutto per qualche minuto, assaggiare e aggiustare con gli ingredienti a piacere.
Servire la zuppa con qualcosa di croccante in superficie (nella foto foglie di cavolo secche. Che detto così fa pena, ma sono buonissime).
Per il cocktail filtrare nello scolapasta (per lasciar passare un minimo di polpa) e servire freddo. Con vodka, volendo.
Içi la Côte.
Ho ragioni che mi spingono ad andare a Montecarlo ogni maggio per il GP F1. Sfortunatamente queste ragioni sono sentimental-famigliari e non mondane. O forse fortunatamente, perché sono sentimentale e perché io di fare tardi con i tacchi ai piedi non ne ho più l'entusiasmo...zia dentro.
E comunque la sveglia alle 5.30 per una settimana non ha mai ucciso nessuno, mi faccio sessioni di step gratuite (leggi "salire all'ottavo piano senza ascensore"), comunque si ride e non mancano le occasioni per mangiare e bere bene. E poi vedere la partenza della Formula Uno da posizioni privilegiate è davvero un'esperienza eccitante.
Vista di Monaco da La Turbie, ore 6. |
In 10 giorni ho fatto e visto tante cose, ma non avendo modo di raccogliere momenti di tutto, questo sarà un piccolo sharing random, tanto per dare un assaggio di cosa sia stata Monte Carlo per me in quei giorni.
Aperitivo alla fine della giornata |
Sua Altezza il Principe Alberto e la Principessa Charlene escono dall'ACM. |
A red Team crossing |
View from 8th floor |
Al di là della montagna, alle spalle di Monaco. |
Ore 7.30, la festa procede dalla sera precedente O_o |
Inoltre ho scoperto un nuovo ristorante, una brasserie, molto carina e dove si mangia davvero bene.
Hanno ricreato una vecchia brasserie nell'arredo, che se non fosse per le piastrelle ritmicamente rotte in modo identico potresti quasi credere che sia davvero vecchia. Ok, ok, non lo si crede comunque per il contesto di cemento in cui è inserita, ma quando sei nel locale recita bene la sua parte.
Si chiama Bouchon, si trova lungo il Larvotto, cucina tipica francese ma da brasserie, quindi tartare, bistecca con patatine, zuppe e altri piatti ricchi e corposi.
Servizio discreto.
Tre persone, una bottiglia di vino, un dolce, 5 portate 160 Euro. Esoso...
Non smettere di curiosare mai.
Mi manca l'esperienza di tante cose. Viste, sentite, vissute.
Ognuno ha il proprio modo di sperimentare la vita e assaggiarla. Per come filtro le mie esperienze, non si fatica a crederlo, una gran parte del mondo mi arriva attraverso i profumi e i sapori. Poi il tatto e l'attenzione per dettagli di usura, immaginando le vite che hanno attraversato quegli spazi e quegli oggetti.
Una sposa si prepara. |
The Museum of the Order of St John |
Londra offre un piacevole banchetto al mio insaziabile desiderio di case (de)cadenti, muri rotti, giardini segreti e con quelle finestre, sempre trasparenti al mondo che le guardano, infiniti spunti per fantasticare su principi e fate, fiammiferaie e spazzacamini, come è nella tradizione dei cartoni animati drammatici e romantici della mia generazione.
Ancora una volta ho avuto la prova che non devo smettere di essere curiosa, che dietro l'angolo potrebbe esserci qualcosa di bello ed inaspettato, che se non mi spingo oltre quel muro non lo saprò mai.
Ho scoperto che quando parlavo di questa zona stavo per precludermi questa piacevole esperienza, il The Modern Pantry.
L'ambiente è informale, accogliente e molto luminoso, è davvero un luogo piacevole dove consumare un abbondante brunch domenicale (al piano terra) o un più completo pranzo (nella sala superiore). Il decoro è candido e mescola con parsimonia accessori della tradizione e dettagli di design, il tutto in una struttura rimessa a nuovo ma che porta nelle pendenze e nelle vibrazioni del pavimento la sua vecchia storia.
La cucina è gustosa ma aggraziata, presentata con cura e denota una certa riflessione negli accostamenti, la scelta è molto ampia.
Brunch circa 20 Sterline a testa.
Pranzo senza vino né dolci circa 30 Sterline a testa.
Servizio molto discreto, non velocissimo.
Capesante su purea di pastinaca e cumino |
Merluzzo giallo del Galles, seppia e il suo inchiostro.
|
Pancetta di maialino. |
Indietro come...
Ogni Paese, e nel Paese ogni Regione, ha i suoi detti. Quelli costruiti dal tempo e dalla storia specifica della terra. In questo senso non so dire esattamente da dove arrivi questo in particolare, quale sia la relazione, ma è sicuramente Veneto e, lo confesso, uno tra i miei preferiti.
Te si indrio come la coa del mascio [leggi màs-cio]
Trad. Sei indietro come la coda del maiale. Cioè poco sveglio, per estensione io lo uso come "in ritardo".
Perché parlo di questo? Perché da quando sono partita per Monte Carlo (seguirà approfondimento) ci penso spesso, al desiderio di aggiungere dei post, a quante foto ho lasciato in sospeso per questa pausa, ma soprattutto a quanto piacere mi da condividerle. E ogni volta che ci penso, alla coda tirebouchon di un maialino rosa, nasce un sorriso. E mi sento meno in ritardo.
Tra le altre, avevo preferito non perdere il volo per Nizza e avevo lasciato a mezz'asta la mia condivisione sulla doppietta di pasta, che ora porto a termine...Rigatoni al pomodoro con scampi e gamberi.
Decorare con qualche foglia di basilico fresco. |
Per due
4 gamberi
6 scampi
300 gr pomodorini
Pasta di grano duro
Cipolla, sedano, finocchio, aglio
Lavati gli alieni sotto acqua corrente si sgusciano i gamberi e si incide con la forbice la corazza degli scampi lungo il dorso. Di solito tengo solo un paio di mostri integri (per piatto), per decorazione (e per darmi il piacere di mordere, succhiare, spolpare) mentre il resto lo pulisco per praticità.
Tenere gusci, teste e chele, ci servono.
In una pentola capiente versare due bicchieri d'acqua, un pizzico di sale, 1/4 cipolla, qualche foglia di sedano (o prezzemolo), qualche seme di finocchio o qualunque altro odore pensiamo possa insaporire l'acqua e sposarsi con amore ai crostacei. Versare i gusci/teste/chele e lasciar sobbollire fino a che l'acqua non si sia ridotta notevolmente di volume diventando un saporito e profumato brodetto (chiamato fumetto). Filtrare.
Portare ad ebollizione l'acqua e buttare la pasta.
Nel frattempo in una padella far scaldare un filo d'olio con uno spicchio d'aglio, fuoco basso, adagiare gli scampi interi e coprire. Questo permette di non perdere i liquidi profumati rilasciati dagli scampi. Togliere dalla padella solo gli scampi cotti e tenerli al caldo in un piatto coperto. Alzare la fiamma e far saltare i pomodorini lavati e aggiungere i crostacei puliti, aggiungere qualche cucchiaio di brodetto. Scolare la pasta con la schiumarola passandola direttamente dalla pentola di cottura alla padella, deve essere molto al dente. Finire la cottura in padella mescolando senza sosta, servire aggiungendo a lato gli scampi interi. Filo d'olio a crudo, pepe se piace.
Trucchetto goloso. In fase di mantecatura distribuire nella padella un cucchiaio di Parmigiano finemente grattugiato. In barba al "formaggio+pesce non si fa" questo accorgimento non si distinguerà al palato ma conferirà una cremosità sorprendente.
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