Foodfriends IL contest

Ho mai raccontato del mio penoso e imbarazzante approccio alla blogosfera?

Come dice Roby evito anche io di 'copiare' dagli altri blog.
Ma una volta non li guardavo proprio.
Non certo per arroganza, anzi.
Un po' perché sono scarsa da morire nel seguire le ricette e in più non mi diverto affatto a farlo (e poi generalmente rendo al meglio quando ho la rivelazione*).
E un po' perché mancava la relazione.

Sono passati mesi prima che iniziassi a interagire, commentare, leggere pagine e pagine... perché mi chiedevo: ma chi sono questi qua? Non so nulla di loro. Loro non sanno nulla di me. Che je dico?

Dopo aver pensato giorni sull'opportunità di farlo ho commentato il post di una (nonfood)blogger e mi sono sentita in dovere di scriverle una e-mail per presentarmi. E' stato proprio più forte di me. Del tipo, ho pensato, che se ti scrivo dalla mia e-mail personale con nome e cognome è un po' come stringerci la mano. E poi ho il diritto di parlare di te e dei fatti tuoi.
Non ho mai ricevuto risposta. Eh sì che, giuro, era una mail davvero carina e breve. Un po' ci sono rimasta male.
Ma con questo, cosa volevo dire?
Che per me i rapporti in rete devono sfociare per forza nel desiderio di conoscersi e vedersi, magari non succede perché io abito a Como e l'altro a Mazara del Vallo, o magari solo perché l'altra persona non ha il mio stesso bisogno di fisicità, ma un pochino di realtà, anche solo desiderata, mi è necessaria.

Ora ho compreso che non funziona così. Siamo tutti amici a priori, con delle simpatie più o meno evidenti e trascinanti, eventualmente ci si vede, se pisci fuori dal vasino ti tolgo dalla blogroll. Sbaglio?
Io adesso ho una lista di preferiti.
E cado comunque nello stesso tranello. Seguo la persona, prima del blog, e raramente esploro nuovi territori.

Per i primi blog che ho iniziato a seguire, quelli che hanno aperto la strada a tutti gli altri, è stato l'opposto: ho prima incontrato le persone e solo poi iniziato a seguirne i blog.

Ho fatto un bel corso sulla panificazione dove ho conosciuto Paola e Adriano. Un corso quasi inutile, per me!!, perché io ero completamente digiuna ed ero invece circondata da impastatori esperti e tutti dotati di lievito madre nonché di una certa dimestichezza con l'argomento e le macchine. Non c'ho capito 'na fava insomma, ma lo rifaccio, eh, eccome se lo rifaccio!.
E di queste persone con una in particolare, tra le blogger almeno, sono rimasta in contatto e ci scriviamo. wow wow sì sì, ci scriviamo!!
E' la biondina di Non tutto fa brodo, Linda.

Il nostro limite blogosferico è che lei ama fare i dolci ed è tutta una misura e un calcolo e una precisione. Come me, no? :/

Ho provato prima a fare i baci morbidi (li linko perché secondo me meritano).
Li avevo scelti per i pochi ingredienti.

"Ce la puoi fare, ce la puoi fare. Pochi ingredienti, pochi passaggi, ce la puoi fare!"
Una fava secca!

Mi sono perfino confrontata con la bella Linda direttamente, che quando ha sentito le N variazioni casuali apportate mi ha risposto, cercando di mantenere uno spirito positivo: "Prova questi che sono meno delicati". Lo sconforto si tagliava, non solo si intuiva.

E così, Siorri e Siorre, ecco a voi iiii BI.SCO.TTI!
(vi sento che avete voglia di esultare, non fate i timidi...)

E son pure BU.O.NI.

Ho cambiato un pochino la ricetta. Ecche ve lo dico affà? 

Ciboforme reinterpreta per Voi i
(hhhhaaaaa - la folla in delirio)

Riporto entrambe le misurazioni (sue-mie)
150100 gr zucchero
150100 gr burro a temperatura ambiente
380300 gr farina 00
510 grammi di lievito vanigliato
(no latte) 40 ml da latte
200180 gr di gocce di cioccolato fondente
pizzico di sale
banana (la mia era piccola. Fammi vedere! quella che hai va bene ;)

Procedimento (copiato, ma adattato alle mie esigenze)
Mescolare burro e zucchero fino ad ottenere una consistenza spumosa.
Aggiungere la banana schiacciata e il pizzico di sale.
Aggiungere la farina setacciata con il lievito.
Io non avevo le gocce e ho triturato alla meno peggio una stecca di cioccolato iniziata. E si vede. Non fatelo, perché l'impasto si colora con le briciole più piccole che si sciolgono e i pezzi più grandi poi non li si gestisce facilmente. Soprattutto quando devi fare le fette.
Realizzare tre salsicciotti (io ne ho fatto uno gigante, causa pezzi grossi di cioccolato).
Avvolgere i salsicciotti con della pellicola e porre in freezer per mezzoretta a solidificare.
Scaldare il forno a 160°.
Tirare fuori i salsicciotti dal freezer e tagliare a fettine di circa mezzo cm di spessore, adagiare su una teglia ricoperta di carta forno e infornare per circa 15 min.
Far raffreddare su una grata.
Quando sono freddi trasferire in un contenitore possibilmente ermetico.
Buoni da subito, migliorano dopo qualche giorno!

























*Per chi si fosse collegato ora ai miei deliri ricordo che La rivelazione è quel momento di isolamento e  di fusione con il frigo e la dispensa in cui il cervello corre veloce tra i possibili accostamenti fino a che arriva all'improvviso l'accoppiamento giusto, quello perfetto (almeno a priori), la rivelazione, appunto.

Con questa ricetta partecipo con enorme piacere al superamicoso contest della mia cara e stimata amica Roberta. Che, posso dire con una punta di orgoglio, è rimasta in contatto con me anche dopo avermi conosciuta live. :p

Un 'Brave!' a Roberta de Il Senso Gusto e a Silvia di Kitchenqb per questa foodblogdichiarazione d'amore e grazie.

Foodfriends: il contest de Il Senso Gusto












Zuppette, tombe e dintorni

Sto grattando il fondo. Ho esaurito le scorte auree raccolte nell'ultimo soggiorno italiano.
Ormai mi resta solo un cespo di radicchio di Treviso, che mi supplica di essere mangiato prima di passare a migliore vita. E io non riesco a mangiarlo. Dopo di Lui, il nulla.
O peggio, ancora rape. E cavoli.



Ho fatto una zuppa di lenticchie, radicchio e merluzzo e mi è venuta in mente una crema di funghi assaggiata lo scorso inverno in una cripta, seduta sulle tombe.
Sì si, ho detto cripta. E tombe.


Luogo di cui non vi ho ancora parlato. Ma quanto gelosa sono? ;)


Rimedio subito.

Siamo in Trafalgar Sq e probabilmente la National Portrait Gallery è una delle mete della giornata. Oppure avete seguito il mio consiglio e siete andati alla vicina Somerset (10 minuti a piedi). Oppure siete appena usciti dal vortice consumistico di Covent Garden e dovete ricongiungervi con la vostra spiritualità. Oppure vi piace il jazz.
Accanto alla Chiesa, tra questa e Pret a Manger, c'è una struttura in vetro, si vedono un ascensore ed una scala. Entrate.
He sì, this is London... Sto parlando della cripta del St Martin in the Field. Suggestivo luogo dove trovare ristoro e, al mercoledì sera, poter cenare ascoltando musica jazz.
Hanno una cucina tipicamente inglese con servizio a buffet, tipo mensa. E' un luogo spartano che odora un po' di brodo, non posso consigliarlo per come si mangia (lasciatevi tuttavia tentare dal mezzo chilo di crumble che propongono come dolce!), ma volendo è possibile consumare solo un caffè o semplicemente visitarla. E questo sì, vale la pena farlo.



La mia zuppa di lenticchie (per due) invece era così:

Lenticchie Umbre (un bicchiere e mezzo)
Alloro (una foglia)
Pomodoro concentrato
Aglio
Merluzzo (due filetti lunghi circa 10/15 cm) 
Radicchio di Tv (un cespo)
Zeste di mezzo limone bio non trattato
Olio EVO


Ho cotto le lenticchie in acqua (il doppio del loro volume) con una foglia di alloro, un spicchio nudo di aglio, un cucchiaino di pomodoro concentrato, sale. Ho messo tutto nella pentola a freddo dopo aver sciacquato le lenticchie. Non ho aggiunto olio. Lasciato sobbollire per una mezz'ora (generalmente vengono date delle indicazione sull'etichetta). Ho eliminato aglio e alloro e frullato grossolanamente le lenticchie. L'obiettivo era renderle cremose senza perderne la forma.

In una padella ben calda ho saltato il radicchio con un filo d'olio e il zeste, sale e pepe. Trasferito il radicchio in un piatto piano.

Ripulita la padella con la carta da cucina l'ho usata per saltare il merluzzo in abbondante olio, tagliato a cubetti. Definisco abbondante: cinque cucchiai. Se lo fate per più persone cuocete il pesce un po' alla volta e ripulite la padella con la carta dopo ogni cottura. Questo evita che la carne delicata del pesce si attacchi e si sbricioli. In generale, cucinare poco alla volta, vale per tutte le cotture dove si desidera tenere alta la temperatura.

Qualunque cosa io provi a fare (nel senso che magari mi sfugge qualche trucco/nozione) il merluzzo un pochino si sbriciola. E questo è più vero più si aumenta il tempo di cottura. Il merluzzo cuoce in un paio di minuti, forse meno, non lo abbandonate.

Cotte le lenticchie, è un piatto che si può fare espresso.




Si gridi al miracolo!!!


E' successo.
Forse sarà l'eccezione che conferma la regola, ma io per oggi mi accontento.

Bisogna sempre prendere ciò che di buono ci viene offerto e apprezzarlo in tutta la sua
oggettiva meraviglia.

Oggi ero un po' di quell'umore sfigato di quando non ti monta la maionese. Sto provando a fare la ricetta della 'mia prima amica blogger' per il contest di Roby e Silvia e ne sto uscendo gobba. Avrò modo di parlarvene e umiliarmi nei prossimi giorni...

Mentre mi facevo -inutilmente- violenza nel tentativo di rispettare la ricetta appena citata ho acceso la TV (che non vi senta dire IL tv!) per avere un po' di compagnia.
Se non esistessero 999 canali, ma solo i 9 di un tempo, il pulsante corrispondente a Goodfood Channel sarebbe sfondato. Lascio la televisione sintonizzata a volume basso, tanto senza i sottotitoli non sono in grado di seguire tutti i dettagli. Ma butto l'occhio, allungo l'orecchio. Colgo dei pezzi...


La prima prova ieri sera, oggi ho ripetuto l'esperimento rettificando e misurando i passaggi per poterli condividere con una parvenza di precisione.


E così è avvenuto il miracolo.
Un ammasso indistinto e impreciso di qualche ingrediente ha dato vita ad una delle cose più buone che abbia mai saputo far uscire dal forno. Il tutto in una manciata di minuti.
Sono così felice che credo ripeterò l'esperienza. Ogni giorno.
Un grumo poco omogeneo e grezzo. Esattamente come deve essere.


Farina forte 200 gr
Yogurt neutro (o alla frutta per una versione dolce) 200 gr
Bicarbonato
Pomodori secchi/sott'olio o olive sott'olio (tipo taggiasche)
Parmigiano (a piacere) 30 gr

Crosta croccante e profumata

Scaldare il forno a 200 gradi.

Ammorbidire i pomodori secchi in acqua tiepida, sciacquare in acqua corrente e mettere in un bicchiere con dell'olio d'oliva, ne bastano un paio di cucchiai, dopo qualche minuto (se i pomodori e/o le olive sono già sott'olio) tagliarli grossolanamente al coltello. Tagliare il Parmigiano a piccoli pezzi.

In una ciotola capiente setacciare la farina (è importante setacciarla) con un cucchiaino raso (e anche abbastanza scarso) di bicarbonato, una presa generosa di sale.
Versare le olive/pomodori/whatever e mischiare con le dita sollevando la farina per non perdere l'aria intrappolata setacciando.

Creare un piccolo foro nella farina e versare tre generosi cucchiai di yogurt e quasi tutto l'olio, pochissimo ve ne servirà per spennellare la superficie.

A questo punto attenzione, è difficile spiegarlo, ma a prova di bambino farlo.
Come fate quando volete imitare la vostra collega che si veste con le giarrettiere in vista e l'intimo maculato? Grrr! Ecco, fate con la mano lo stesso gesto alla tigresse e inseritela nella farina come fosse il gancio di una planetaria, ferma.
Con una mano tenete immobile la vostra ciotola, con l'altra a 'zampa di tigre' girate SENZA IMPASTARE, le dita restano nella loro posizione originaria. Dovete solo mischiare grossolanamente il tutto senza lasciare briciole asciutte sul fondo (eventualmente aggiungere qualche goccia di yogurt) fino a che l'impasto si attacchi alle dita tutto insieme.
Morbido e appiccicoso ma bitorzoluto.


A questo punto dividetelo in quattro parti, senza troppo maneggiarlo cercate di dargli una forma sferica, adagiarlo sulla leccarda ricoperta di carta forno, spennellare la superficie e infornare.

Dal momento in cui si aggiunge lo yogurt bisogna lavorare in fretta.
Come sempre rimando al 'tecnico' Bressanini per capire la chimica sottostante.

Circa dieci minuti dopo (a doratura ottenuta) sfornate. La crosta resta croccante fino a mezz'ora.
Fino a che sono caldi si percepisce un leggero profumo acidulo di yogurt, da freddi non si sente.

Ho provato a farli anche dolci. Al posto del pomodoro ho usato dell'uvetta fatta rinvenire in acqua tiepida e leggermente strizzata. Ho spennellato la superficie con l'acqua di ammollo e poi spolverato di zucchero semolato.
Il primo tentativo
Versione con uvetta


p.s.
mi sono resa conto che questo è il mio post #100. :)






Un non post per un non contest

Rosico da matti che non posso partecipare.
Un contest che, per regolamento, accetta solo i residenti in Italia.
Ma sarebbe stato il mio. Eravamo fatti l'uno per l'altra...
Prendi una ricetta 'classica' tra quelle proposte, ma che non viene descritta, sostituisci l'ingrediente che la rende poco equilibrata, agiti l'ampolla e la servi.

In verità questo post è un po' una prova, non per il contenuto, ma per la forma. E' un post egocentrico, diciamo.

Sto valutando la possibilità di iniziare ad usare la reflex. Valutando e Possibilità le parole chiave.

La reflex non è mia, è del commensale. E non è nemmeno una gran macchina, almeno lui dice così.
Io che ne capisco?
L'ha presa qualche anno fa e a forza di prove e studio da autodidatta devo dire che se la cava. Soprattutto perché è passato dall'usare la mia macchina digitale under 18 a questa reflex, e ha imparato tutto da solo. Quando lui si è preso la reflex, a me ha regalato un up grade della mia compatta, ché non mi venisse in mente di usare la sua. Ed è con quella che produco le mie meraviglie, la uso in AV. E, giuro, penso davvero di essere brava. Certo che non sono brava in assoluto! Che pensieri. Ma come schiappa, sono bravissima.

Comunque, sta di fatto che da quando ho iniziato ad occuparmi con più attenzione del blog gli è cresciuta sulla spalla una scimmia per le foto macro. E non le mie. La penna, la foglia d'insalata, il tronco, il libro... E non si capisce come (a volte guarda te il caso...) i suoi amici abbiano intuito questo suo desiderio e per il compleanno gli hanno regalato un obiettivo 60mm.
E sta di fatto che quando lui non c'è io gli frego reflex e obiettivo e ci provo. E daje di F e daje di Tempo, questo post è il mio primo post REFLEX. Benvenuti.
Entrate con la pazienza e la tolleranza dovute ad una debuttante.

L'hamburger ha fondamentalmente due grandi problemi: l'abbinamento di amidi/cereali con la carne e i condimenti. In questi ultimi inserisco sia le salse che il fritto delle patatine.
Adesso ho capito che devo 'scegliere' dove mettere a fuoco


Ho eliminato il pane e le patate.
L'idea delle non-patatine non è nuova, solo che qui ho usato dei 'piselli' diversi, gli sugarsnap*.
In principio volevo usare i fagiolini, ma nel tripudio vegetale che adorna il supermercato locale ho trovato di tutto tranne i fagiolini. O meglio, c'erano, ma arrivavano dal Sud Africa come gli sugarsnap e costavano come gli sugarsnap. Quindi ho preso gli sugarsnap. Solo questa volta, solo per amore della scienza, lo giuro.
Credo che quando il commensale dice che 'la macchina non è un gran che' si riferisca al fatto che a volte non prende il fuoco in automatico. Usando il fuoco manuale devi rivedere la foto in zoom per esser sicuro sia nitida.

La mia amica di Barcellona 'vende' al suo bimbo i fagiolini come le patatine verdi. Lui non è scemo e ogni volta la guarda con quel musino "sento puzza di fregatura", ma la mamma impassibile incalza: "questa settimana hai già mangiato le patatine gialle, oggi è il giorno delle patatine verdi". E lui le crede.
Tra qualche anno ne riparliamo, ma per ora funziona alla grande.
Quindi, eliminati amidi e fritto.

Ho eliminato la senape e il ketchup.
Per la salsa ho usato (indovina indovinello) una rapa: il sedano rapa. Dopo averlo bollito l'ho frullato con un cucchiaino di concentrato di pomodoro, semi di senape, un pizzico di sale e qualche goccia di limone (ricordo che i sapori acidi fanno percepire 'più salata' una pietanza).

Per la carne ho usato il tacchino, più facile da digerire della carne rossa. Non era macinata, ma triturata al mixer (non posso essere perfetta...eh :) con l'aggiunta di curcuma, cumino, pepe, sale.

Al posto dei sottaceti ho usato una cipolla agrodolce.
In una padella o in una pentola larga ho disposto le rondelle di cipolla rossa. Le ho ricoperte a filo di acqua e mezzo bicchiere di aceto, due cucchiaini di zucchero, pizzico di sale, se li avete, due chiodi di garofano.

Due fette di pomodoro.



























Questo è stato il primo esperimento, grazie al quale ho capito che la mano tremens e l'obiettivo per le macro non sono amici, AFFATTO.

Il giorno successivo ho comprato il gorilla.
Vediamo se 'sta reflex mi da qualche soddisfazione. Se è per far schifo, ci riesco benissimo con la compatta, e faccio prima.


*in verità non sono proprio piselli, ma dovrebbero far parte della stessa famiglia. Vengono spesso tradotti come taccole, ma le taccole che noi conosciamo sono diverse. Taccole e Mangetout sono sinonimi, simili ai piselli per forma, colore e sapore ma hanno una specie di baccello appiattito, si mangia intero. Anche gli sugar snap si mangiano interi, ma sono invece gonfi e succosi come i classici piselli, la buccia è tenera e croccante.

I premi, le targhe e altre divagazioni

E' inutile che ce la raccontiamo.
Se partecipi ad una gara è per vincere, non per partecipare, non per divertirti.
Forse vi prendi parte con l'idea di metterti alla prova, ma alla fine, in cuor tuo, speri solo di vincere, perché la prova da superare sarebbe la sconfitta.

Fanno unica eccezione gli eventi di raccolta fondi o le lotterie per l'asilo del paese, dove più sei scarso e fai ridere e più vinci, perché lì la vittoria è nella partecipazione. Ma solo lì.

Sembra quasi ci sia del pudore, ci sia della vergogna attorno a questa attitudine alla competizione.
Però poi si fanno i corsi auto motivazionali, come a dire "Vai in campo e fagli il culo! Ma senza volerlo..."
Se sei carina e vai a Miss Italia è "per gioco", non perché ti senti una strafiga. Ma se sei sincera e ti dai da sola della 'bella donna' allora sei arrogante e pure sciacquetta superficiale.

Io sono 1) supponente (ma quello è colpa del segno zodiacale, non mia :) e sono 2) altamente competitiva.
Sanamente competitiva preciso, non entro nelle ginocchia a nessuno e credo nella meritocrazia.
Sono 3) fondamentalmente per il fair play in tutti i campi, dalla coda in Posta alla scalata al successo in ufficio, le ingiustizie mi uccidono la ragione e mi fanno diventare 4) rancorosa e 5) acida.
Ma sono anche misuratamente 6) insicura. E così il giro(ne) infernale riprende e dico: "partecipo ai contest per mettermi alla prova, per divertirmi". Un par di palle.
Che sia messo a verbale: partecipo per vincere e rosico se perdo, aggiungo.

Tutto ciò riconoscendo l'indubbia superiorità dei Primi.

Ieri però una sorpresa. Dopo una settimana di silenzio mi sono riaccomodata nelle pagine del mio blog e ho trovato un gentile omaggio, che non è la vittoria ad un contest, ma meglio, perché qui non ho mandato la cartolina per partecipare, è arrivato spontaneamente.
Sono stata premiata da Cecilia e Viola di Frizzi e Pasticci con il Versatile Blogger Prize! Ne leggete qui.
E io le ringrazio davvero tanto, per il premio e per il tempismo con cui è arrivato.


E se devo dire ancora qualcosa su di me, come il premio Versatile Blogger richiede, aggiungo che sono 7) riconoscente e onesta(mente felice).


Lo so che può sembrare un passaggio un po' troppo romantico o addirittura quasi lugubre, ma voi lo dovete vedere come un inno all'altruismo, come una celebrazione della vita.

Si chiama Postman's Park, si trova in St Martin's Le Grand, City, dirigendosi verso il Museum of London con St. Paul's Cathedral alle spalle lo trovate a sx.
E' un giardino grazioso, con due particolarità. La prima e immediatamente visibile sono le targhe commemorative dedicate ad alcune persone che hanno donato la propria vita nel tentativo di salvarla ad altri, nomi scritti a mano per onorare il coraggio e l'amore per il prossimo e per non dimenticarli. La seconda peculiarità è che, dietro ai cespugli lungo gli edifici di entrambi gli ingressi, si possono ancora vedere le lapidi di vecchie tombe del XIX Sec quando questo spazio era adibito a cimitero.
E in generale questo piccolo parco è un angolo di paradiso nella frenetica City.

Cosa c'entra con questo il Salmone con le nocciole?
Nulla.
Non avevo detto che quando scrivo sono abbastanza random? Lo sono ;)


Un filetto di salmone senza pelle.
Pan grattato.
Nocciole intere
Porro.

Accendere il forno a 170 gradi.
Sminuzzare le nocciole nel mixer fino a farne una farina grossa, lasciarne qualcuna intera.
Affettare il porro e farlo saltare in pentola per qualche minuto con qualche nocciola spezzettata grossolanamente, bagnare con poca acqua appena il porro accenna a diventare biondo.
Mettere sul fondo della pirofila un filo d'olio.
Adagiare il salmone, cospargere la superficie del pesce con le briciole delle nocciole, poi sopra il porro e sopra questo il pangrattato. Infornare 10 minuti per mono porzioni, salire fino a 15/20 per un grande filetto intero. Se il salmone è fresco amo lasciarlo poco cotto nel cuore.
Nella versione della foto avevo messo anche le prugne ma sono in più, non le mettete.

Dove vai se la rapa non ce l'hai?


Inizio a non poterne più. E' presto, lo so, il peggio deve ancora arrivare...

L'anno scorso è stato divertente perché è stata una scoperta: tutte queste rape e questi cavoli nuovi, ero eccitatissima. Io conoscevo la classica barbabietola rossa di forma tonda, per di più l'avevo sempre e solo vista già cotta e sottovuoto, da buona ragazza di città.
Ora faccio la spesa solo al mercato dei contadini, tutto bio, tutto km zero, tutti frutti di stagione. E così ho scoperto che la stessa rapa esiste intera (con le foglie e le radici), cruda ;) ma anche allungata o ovale, nonché gialla. E bianca. E bianca con dei cerchi concentrici rosa. Alcuni sostengono si possa mangiare anche cruda, io al massimo l'ho consumata 'al dente', ma so di per certo che ne puoi mangiare le foglie, sia quelle attaccate alla rapa stessa (non si butta via nulla), che come verdura da taglio, te le vendono sfuse.

Google Images
Io non ho un gran rapporto con la moda, mi vesto sempre uguale e compro quasi solo cose necessarie e 'da battaglia'. Quando prendo un paio di jeans inizio ad indossarlo con entusiasmo, una novità. E man mano che passano i lavaggi noto che, alla fine, lo sto davvero usando tanto quel paio di jeans. E per fortuna che ho l'asciugatrice, così lo lavo e lo indosso pulito nell'arco di poche ore...
Altrimenti cosa indosserei? O_O'
A questo punto del vortice centripeto mi chiedo: ma fino al minuto prima di quel pantalone, cosa cazzarola mettevo? Il vuoto.

Con la rapa è stata la stessa cosa. Ormai l'ho messa ovunque, ma non posso fare a meno di comprarla ogni settimana. E in casa la mangio solo io :/ Sto male.



L'ho messa nel forno come patate per l'arrosto

l'ho bollita, saltata, usata come colorante per la pasta e nella pasta, per la quinoa


per gli gnocchi, i dolci, i pancakes, le polpette di halloween e le frittate, come ripieno per degli involtini, come contenitore del ripieno, nelle creme, nelle zuppe, nei cocktails, alla griglia, nell'insalata ormai si spreca... non riesco a pensare a nulla di diverso dalla rapa e non ne posso più.
Si chiama impasse.

Può andare anche peggio.

Sedano Rapa
Google Images
La mia cultura si è allargata grazie all'incontro col sedano rapa, radice che sa di sedano ma ha un aroma molto più delicato.
La difficoltà, almeno nella nomenclatura, è arrivata con la distinzione tra cavolo navone e il cavolo rapa, il primo è una rapa e sa di rapa, mentre il secondo è un cavolo e non so di cosa sa perché dopo un po' ne avevo piene i bàl.
E che non racconto delle zucche... in Italia le decantate tanto perché la stagione è iniziata da poco e poi c'è stato da poco Halloween... qui non abbiamo mai smesso di mangiarle. Un continuum da gennaio a dicembre. Voglio i porcini e il radicchio di Treviso e gli asparagi di Bassano. Li voglio, loro, l'erba e il giardino del Re.

Sopra: Cavolo Navone o Svedese
Sotto: Cavolo Rapa
Entrambe tratte da Google images



Ad ogni modo resta il fatto che la Rapa fa bene.

South East_London

Shame on me.

Per chi è un tantino foodie e conosce Londra non sarà una novità, il Borough Market.
Mi sono resa conto di non averlo mai approfondito qui. Ho dato solo un assaggio di cosa si può trovare e poi lasciato a voi il fascino della scoperta. E credo proprio che continuerò per questa strada. Perché quello è un posto di sapori e profumi, anticiparvi troppo che cosa potreste trovare rischia di farvi perdere la magia della scoperta del luogo e comunque non vi arricchirebbe di alcuna esperienza sensoriale.

Per coloro ai quali, una volta lì, vengono le convulsioni dalla rabbia per non poter comprare 'la qualunque' vi rassicuro: è sempre pieno ma pochi lo fanno. Hanno dei prezzi imbarazzanti, più volte mi è successo di arrivare in cassa e rifiutarmi di comprare, ad esempio, le sei carote bianche a 3 sterline.
Lo stesso discorso non vale per lo street food, arrivate affamati.

Ma allora di cosa voglio parlare?
Ho scoperto finalmente un posto nuovo. Non che io conosca tutto di Londra, magari, ma da un po' mi ero incrostata negli stessi giri e ogni nuovo tentativo mi lasciava delusa. L'ultimo esperimento è stato il mercato di Brixton. Terribile. Cioè, poverino, è un mercato dove fai la spesa, ma non di certo un mercato che raggiungi solo per visitarlo.

Quello di sabato invece è uno di quei luoghi che mi fanno sentire nella Londra di quando ci venivo e tutto mi sembrava nuovo e frizzante. E' cambiato il mio punto di vista da allora, ne sono certa, ma anche quello che guardo è meno ispirante di quanto fosse qualche anno fa.

Non è difficile capire cosa mi piaccia... Pensate di aprire in Italia un locale all'interno di un magazzino o di un laboratorio artigianale con ancora gli acidi e le lime sui tavoli da lavoro. Fattibile, no? Qui a Londra hai lo spazio (mentale) per dar spazio (fisico) alle idee e alle iniziative.
Nello specifico, da sx: termosifoni arrugginiti, in vendita; vista del vialetto dove si tiene il mercato (foto di agosto scorso senza mercato;) e il mio blody mary al Little Bird di Sparrow.





































C'è solo al sabato mattina, noi abitiamo dalla parte opposta della città e alle 12 abbiamo la nostra irrinunciabile lezione di Pilates. E' stato difficile conciliare le due cose.
Non è una meta degna di essere citata in una guida turistica, ma ha degli scorci interessanti e stimolanti.

[Ho appena scoperto che quella sensazione di "eppure manca qualcosa" nascondeva una reale insidia. Ho saltato la metà dei commerci da vedere. Si spingevano troppo a sud...
E c'erano due gradi.
E io non l'ho capito fino a che non siamo arrivati lungo il Tamigi, con l'umidità che ti entra nel corpo e le orecchie che ti cadono.
Infatti la sottoscritta Giga Robot d'acciaio è a letto da domenica mattina.]

Comunque. Quel poco che ho visto mi basta fino alla prossima primavera quando le temperature saranno dalla mia e potrò barattare una lezione di Pilates con una passeggiata sotto alla ferrovia.

Lascio la parola alle immagini.
Ancora Little Bird; l'interno di un negozio di vecchiume e cianfrusaglie e mobili e abiti d'epoca etc etc; il libro di ricette di St John Restaurant nel loro panificio; una caffetteria.
Una caffetteria? Un magazzino non riscaldato con dei tavoli da sagra paesana, hanno una cucina sul fondo, servono un ottimo English Breakfast, sono gentilissimi e hanno un prezzo fair.



Shard of glass sullo sfondo, il fiume è alla destra dell'osservatore.
Salmone affumicato a Londra, con bacche di ginepro e legno di faggio. Bomboloni alla crema del St Jhon
Il pescivendolo vendeva le capesante e i branzini pescati.




















































Uno qualunque, ma con la faccia simpatica, vendeva dei dolcetti fenomenali (provati tre).


Autunno
































































E poi vabbhè, ok, sono passata al Borough Market e ho comprato due carote nere e un paio di altre cose, e allora??
Lo sapete che le carote nere colorano peggio della vernice?
Adesso ve lo faccio vedere...



















Instagram

Iphone pic


Questa però non ve la vendo come una ricetta, ma come un'idea. Ché tanto le carote colorate non si trovano ovunque, quindi creerei solo frustrazione.
Però l'idea di gratinare una zuppa o una crema, quella sì, si può fare.
In Francia usano coprire la zuppa di pesce o la zuppa di cipolla con una cialda di pasta sfoglia. Quando arriva in tavola la portata si rompe la sfoglia nella zuppa e si mangia tutto. Magari questa procedura ha un nome, ma io non lo conosco. Comunque è Mmh-mhh buonissima.
Il mio approccio low fat lo conoscete, quindi ho fatto delle strisce a mò di crostatina...

Come sempre i produttori di 'qualunque cosa' ti vietano ogni diversa procedura dalla standard, così Le Creuset. Nello specifico non puoi inserire nel forno caldo la cocotte fredda. Ecchemaroni. Anche perché raramente si mette nel forno quando è ancora freddo.
Io sono stata ubbidiente però ho pagato il prezzo di questa devozione: la sfoglia è collassata anzichè restare bella staccata dalla crema e gonfiarsi.
Stasera replico per il commensale e sacrifico una cocotte per la causa, 'sto Signor La Creuset non mi avrà. 
Per la mia crema ho usato:
un porro, due zucchine, mezza cipolla rossa, 5 patate novelle con la buccia (piccoline), due carote nere piccole, una manciata di cavoletti di Breuxelles, una manciata di cubetti di sedano rapa, un tozzo di pane di segale vecchio. Sale, pepe, olio.
Frullato. 
Spolverata di parmigiano.





























Nota della Società del Turismo ;)
Maltby Street è a un passo da Bermondsey Market, che si trova in Bermondsey Sq, in fondo a Bermondsey St.
Ora, io non mi sarei mai sentita di consigliare il Bermondsey Market, ma se andate al Borough allora non costa nulla fare un salto anche lì.
Il mercato di Bermondsey è noto per essere (stato) uno dei più forniti mercati di Antiques, soprattuto argenteria e gioielli, qualche ceramica, pochi libri (quello che ho visto io).
Se siete collezioni non devo dirvi io cosa fare, se invece siete gente curiosa a caccia di qualche cosa cool con cui fare i fighi a casa " ...sai, questo l'ho comprato al Bermondsey..." (io faccio così, voi no? ;) allora sappiate che dovete puntare la sveglia piuttosto presto. Il trade inizia alle 4/5 del mattino e il mercato smonta già ad ora di pranzo. Sono stata due volte in inverno e in entrambe le occasioni (erano le 10 del mattino) c'erano poche bancarelle. Ho chiesto ad uno dei commercianti come potesse essere definito uno dei mercati più belli che erano quattro gatti... mi ha spiegato: un tempo era molto esteso (lo si vede nelle foto del sito, alla pagina sulla storia del mercato), poi hanno costruito dei palazzoni moderni sulla piazza rubando il posto al mercato e anche (immagino) l'interesse dei venditori che sono rimasti pochi.
IMPORTANTE: Il mercato di Bermondsey è solo il Venerdì. Non lo potete 'abbinare' al Maltby St, che è di sabato.
Merita tuttavia una passeggiata Bermondsey St, sia per i negozietti carini che per vedere dei bellissimi recuperi di magazzini trasformati in unità abitative.