La scorsa settimana il sole ha iniziato a fare capolino meno timido ed incerto per poi esplodere nel cielo giusto in tempo per asciugare la terra e l'aria ed accogliere i Giochi.
Sono in Italia ormai da qualche settimana, purtroppo per me non ho potuto assistere alla metamorfosi climatica.
Per raccontare un sapore che richiama alla mente la polvere del Marocco e il bacio bruciante del sole asciutto ho dovuto rincorrere quel singolo raggio di sole, che appariva ancora ad intermittenza solo per pochi secondi, e fermarlo appoggiato alla mia cena.
Cipolla rossa 1
Prugne disidratate 10
Cous Cous 1 bicchiere e mezzo
Melanzane piccole 4/6
Menta fresca
Pera 1
Tagliare le melanzane in lunghezza lasciando i lembi attaccati al picciolo. In una padella versare un cucchiaio d'olio e saltare le melanzane a fuoco vivace. Aggiungere la menta fresca e salare.
In una casseruola a fondo largo versare un filo d'olio, la cipolla affettata, qualche goccia di succo di limone (aiuta a mantenere il colore brillante), la pera a dadini, la prugna a pezzetti. Lasciar appassire la cipolla a fuoco basso, pizzico di sale.
Una volta cotta la cipolla aggiungere un cucchiaio d'olio, versare il cous cous, mescolare e ricoprire di acqua, salare nuovamente, girare fino a che l'acqua sia stata assorbita, spegnere e coprire.
Con l'aiuto di una forchetta sgranare (sciogliere i grumi) il cous cous e servirlo.
Esperimenti in cocotte_salmone
Ognuno ha il suo negozio sirena. Quello davanti a cui sente un richiamo irrinunciabile, quello che "Non posso passare senza entrare. E inevitabilmente comprare".
Io rientro in una categoria fortunata, diciamo, perché le mie passioni sono le attrezzature da cucina. Pensa a quelle povere donne che amano Laboutin. A me va meglio solo perché, il più delle volte, riesco a soddisfarmi con piccoli accessori da pochi euro, inoltre ultimamente sono diventata talmente brava che riesco anche a fare solo acquisti mirati. Quello che mi serve. Oh, se serve, serve! ;)
Uno di quegli acquisti a cui fino ad ora avevo resistito sono state le cocotte di Le Creuset. Fino ad ora.
Per due cocotte.
Salmone fresco, filetto 200 gr
Cipolla rossa, qualche fetta
Panna di soya, 8 cucchiai
Pasta fillo, 4 fogli
Burro
Uova, 1
Frullare nel mixer la panna, l'uovo, un pizzico di sale, pepe macinato a fresco.
In una padella versare un filo d'olio e qualche goccia d'acqua, aggiungere la cipolla e farla appassire.
Tagliare il filetto di salmone a fettine di mezzo centimetro di spessore, non importa la dimensione.
Spennellare di burro fuso i fogli di fillo e sovrapporli. Tagliarli a metà (tutti insieme) e posizionare ogni metà nella cocotte. Se il riquadro di fogli sovrapposti è troppo grande fare come segue: piegare a metà il riquadro tante volte quante serve per creare un triangolo acuto, rifilare con la forbice gli angoli tagliando in tondo. Chiaro, no? o_O
Appoggiare il salmone nella cocotte foderata di fillo. Rovesciare il contenuto del mixer, infornare a forno appena tiepido (se la cocotte è in grès non deve subire grandi sbalzi di temperatura) a 160° per circa 20 minuti.
Anche se la panna è di soya resta materia grassa. che con il salmone ricco di Omega (grassi buoni ma pur sempre grassi) puo' per alcuni risultare un po'...impegnativo al palato. Per pulire la bocca e goderne ogni morso ho affiancato una quenelle (una cucchiaiata geometrica) di questo composta: frutto del cappero sott'aceto (ben sciacquati), zenzero fresco grattugiato, pan grattato e qualche goccia di acqua.
Stesso scopo per le gocce di tabasco al peperone.
Io rientro in una categoria fortunata, diciamo, perché le mie passioni sono le attrezzature da cucina. Pensa a quelle povere donne che amano Laboutin. A me va meglio solo perché, il più delle volte, riesco a soddisfarmi con piccoli accessori da pochi euro, inoltre ultimamente sono diventata talmente brava che riesco anche a fare solo acquisti mirati. Quello che mi serve. Oh, se serve, serve! ;)
Uno di quegli acquisti a cui fino ad ora avevo resistito sono state le cocotte di Le Creuset. Fino ad ora.
Quiche al salmone rivisitata, in fillo. |
Per due cocotte.
Salmone fresco, filetto 200 gr
Cipolla rossa, qualche fetta
Panna di soya, 8 cucchiai
Pasta fillo, 4 fogli
Burro
Uova, 1
Frullare nel mixer la panna, l'uovo, un pizzico di sale, pepe macinato a fresco.
In una padella versare un filo d'olio e qualche goccia d'acqua, aggiungere la cipolla e farla appassire.
Tagliare il filetto di salmone a fettine di mezzo centimetro di spessore, non importa la dimensione.
Spennellare di burro fuso i fogli di fillo e sovrapporli. Tagliarli a metà (tutti insieme) e posizionare ogni metà nella cocotte. Se il riquadro di fogli sovrapposti è troppo grande fare come segue: piegare a metà il riquadro tante volte quante serve per creare un triangolo acuto, rifilare con la forbice gli angoli tagliando in tondo. Chiaro, no? o_O
Appoggiare il salmone nella cocotte foderata di fillo. Rovesciare il contenuto del mixer, infornare a forno appena tiepido (se la cocotte è in grès non deve subire grandi sbalzi di temperatura) a 160° per circa 20 minuti.
Anche se la panna è di soya resta materia grassa. che con il salmone ricco di Omega (grassi buoni ma pur sempre grassi) puo' per alcuni risultare un po'...impegnativo al palato. Per pulire la bocca e goderne ogni morso ho affiancato una quenelle (una cucchiaiata geometrica) di questo composta: frutto del cappero sott'aceto (ben sciacquati), zenzero fresco grattugiato, pan grattato e qualche goccia di acqua.
Stesso scopo per le gocce di tabasco al peperone.
Qua e là.
Quante volte ancora mi fermerò a pensare "piove". E quanto ci vorrà prima di abituarmi al fatto che piove. Inizio a pensare che i chilometri macinaci a piedi sotto il tiepido sole invernale siano stati un lusso concesso dalla fortuna. Veramente ne sono sicura, di esser stata fortuna. Dal punto di vista meteorologico un sintomo di scarsa salute del pianeta, ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno.
E' che, forse anche per le lunghe assenze di questi mesi (e per quelle che verranno), è davvero molto che non mi avvicino alla città da esploratrice. E pensare che sono ancora tantissimi i luoghi e i percorsi che non ho ancora condiviso o che non ho visitato, nell'attesa che esca il sole e possa fare qualche foto maggiormente esaustiva.
Aspetta e spera...
Quindi oggi vi parlo di una meta must da turisti, ma che davvero vale la pena di vedere.
Tanto più che, da buoni turisti d'assalto, questo mercato è l'ultima tappa di un giro di mercati che si può fare senza prender fiato. Unico limite, per farlo tutto, è che dovete esser qui di domenica.
Columbia Road Market.
Di fatto è un mercato di fiori recisi e piccole piante. Affascinante e ricchissimo nella scelta, diventa anche vantaggioso se avvicinato nel primo pomeriggio, quando i fioristi abbassano i prezzi per finire i resti della giornata.
Lungo Columbia Road ci sono diversi negozi molto carini, anche nella strada parallela, verso nord, dove in una piazzetta si tiene un piccolo mercato di cose usate. Nuovo, vecchio, standard e ricercato. Qui c'è di tutto un po'. Spesso anche musica dal vivo. E ostriche appena aperte.
Per arrivare a Columbia (giro lungo con colazione leggera) suggerisco di fare questo percorso:
da Liverpool St Station passare dagli Spitafields Market, vecchio mercato vittoriano ora abbastanza commerciale, ma qualche souvenir sono sicura che lo trovate. Molto carini (grandi marchi a parte) sono alcuni dei negozi permanenti che si trovano negli spazi sul perimetro della struttura.
Superati gli Spitafields, se si attraversa Commercial St, vi trovate quasi subito in Brick Lane, famosa per il vintage e su cui si affaccia il Sunday Up Market, dove poter assaggiare street food cinese, thai, indiano, somalo, jamaicano, messicano...(...).
Sunday UP |
Se fossi una guida turistica vi suggerirei di fermarvi al Poppies, in Hambury St (la via che da Spitafields porta a Brick Lane) per il migliore fish&chips di Londra (dicono...). In effetti è buono, ma la scelta del Sunday Up lo fa impallidire, quindi resistete alla fame e ne sarete felici.
Spendetevi come meglio credete, ma cercate di uscire da Brick Lane entro le 2.
Arrivati al termine di Brick Lane attraversate la strada e proseguite, è sempre Brick Lane. Troverete ancora dei piccoli negozi indipendenti con delle cose carine, noi abbiamo fatto diversi acquisti nel negozio di mobili che fa angolo, Unto This Last. Suggerisco di acquistare i ganci, costano poco e sono utilissimi per sfruttare gli spazi più impensabili.
Non lasciatevi intimorire dalla zona esclusivamente residenziale in cui vi troverete, siete sulla strada giusta. Sempre dritti, sbucate in Columbia.
Al rientro meglio prendere la metro a Old Street, ma passando per Redchurch St. Merita uno stop il negozio di usato e quello bizzarro di antiquariato, quest'ultimo appartiene ai proprietari del Les Trois Garçons, ottimo ristorante francese situato a pochi passi (ci sono stata diversi anni fa), un po' poshy e sicuramente di grande impatto scenico. Animalisti banditi, vecchi cimeli coloniali (giraffe e cani imbalsamati) costituiscono una parte importante del decoro.
Sempre della stessa proprietà è il Lounge Lover, interessante locale per il dopo cena. Tutto nel raggio di pochi metri.
Proseguendo per Redchurch si incrocia Boundary Street, dove fa angolo il The Boundary. Membro dei Design Hotel, piuttosto recente, vanta un buono e bello ristorante all'interrato e ospita uno dei più frequentati caffè dell'east end, l'Albion, al piano terra.
Lift, Boundary. |
Battete a tappeto questa zona, spesso si celano sorprese piacevoli. Non serve che ve lo dica io che Londra è in continuo movimento.
Da evitare: Petticoat Lane.
London Tip:
Attenzione! Spesso durante i week end eseguono dei lavori di manutenzione sulla rete metropolitana, informatevi!
Attenzione! Spesso durante i week end eseguono dei lavori di manutenzione sulla rete metropolitana, informatevi!
A lezione di buon-essere
Quando si dice "chiamare la sfortuna". Avevo detto che in quattro giorni può succedere di tutto? Ecco. E' successo. Tutto. Mi viene anche da ridere, isterica.
Una di quelle cosine che quando la senti dire ti si gela la faccia e ti si stringono le chiappe.
E sono andata comunque al corso. Ed è stato un bene perché sono riuscita a distrarmi un po' e ho portato a casa una bella esperienza.
Il corso di panificazione che fa bene alla pancia e fa bene all'anima è quello tenuto da Adriano (Profumo di Lievito) e Paola (Anice e Cannella).
Lui, un omone affabile e simpatico che maneggia concetti di chimica e materializzazioni della stessa con la delicata fermezza di uno scultore, ne parla serio come un professore, appassionato come un innamorato.
Lei, che la chiamano Paoletta, ma avercene della sua energia, ha negli occhi la stessa dedizione e nelle mani la stessa destrezza. E un sorriso dolce e vivace che ti fa stare bene.
Blogger navigate o casalinghe sconosciute al web, pasticciere esperte o giovani informatici o motociclisti tatuati, il gruppo era eterogeneo per età, genere e background, tutti diversi e tutti al pari, davanti alla spianatoia. Un gruppo piacevole di persone piacevoli. Peccato sia durato solo due giorni, ma sono stati intensi.
L'attività manuale regala sempre una certa leggerezza di spirito.
Che si completa e amplifica quando... te la magni!
Che goduria.
Non serve dilungarsi troppo sull'esperienza organolettica. Materie prime di qualità e lavorazione sapiente non possono che regalare sapori puliti, veri.
Ho scoperto -senza stupore devo ammettere- che sono una sega nei panificati. La mia impazienza, che si manifesta fin dalla lettura delle regole, non premia. Credo che rivedrò il mio approccio a farina e acqua, apportando (e condividendo) le dovute modifiche -magari faccio la follia di comprare almeno la spianatoia ;) - per onorare anche solo in piccola parte gli insegnamenti ricevuti.
Mettiamola così, sono piena di buoni propositi.
Ho trovato il corso, in certi passaggi, difficile, almeno per una studentessa ;) alle prime armi come me. Molte le informazioni e le procedure da immagazzinare, non sempre facili i concetti. Posso dire tuttavia di aver toccato con mano, anche in questo ambito, quale enorme differenza esista tra le cose fatte con amore e cura e quelle nate dall'esigenza di tempistiche rapide.
Poi uno sceglie, ma deve sapere a cosa rinuncia.
Tra noi c'era una ragazza che ne ha frequentati 5 diversi, dei corsi organizzati da Paola e Adriano.
Agriturismo Ponte Alto |
Perfino la sede del corso aiutava a ritrovare l'armonia con il mondo.
Eravamo ospiti dell'Agriturismo Ponte Alto di Povo (Trento), gestito dalla stessa famiglia che possiede l'adiacente azienda agricola. Offre camere ampie e confortevoli e un'ospitalità accogliente e piacevolmente famigliare. Hanno una cucina raffinata e curata, di livello superiore a quanto ci si aspetta da un agriturismo. Credo che il servizio ristorante abbia dei vincoli in termini di giorno di apertura e coperti accettati, ma vale la pena informarsi!
Pan di rose |
Pane di grano duro |
Focaccia |
Pane di grano duro e pane di avena |
Pranzo a Ponte Alto |
P.s. presa dal mio ruolo di uomo tigre, ho rinfrescato quel piccolo panetto di lievito madre che mi era stato donato con fiducia solo due giorni dopo averlo ricevuto. E non devo aver fatto un buon lavoro...e poi sono tornata a Londra per un lungo fine settimana per nutrire lo stomaco e lo spirito della mia metà :s
Facciamo che del lievito madre non ne parlo più fino a che non sono degna di farlo.
Ecco le vere professioniste:
Nontuttofabrodo (la mia compagna di spianatoia, che cu.. ;)
Profumiecolori
Incorreggibile pasticciona
Mh.
Indisciplinata.
Non riesco a seguire nemmeno le ricette che metto insieme io*.
*(Non posso certo dire "le mie" perché da qualcuno sicuramente ho preso spunto).
Domani parto e lascio il commensale a mangiar da solo, già lo immagino con dosi di foglie verdi degne di un erbivoro, ci va bene che gli amici ci hanno portato il tonno buono almeno si nutre di quello.
Per dargli un po' di sostanza, almeno per i primi giorni di assenza ho voluto rifare la torta al cioccolato.
Ma perché rifare la stessa, che era venuta tanto bene, invece di sovvertire il sistema e crearne una variante? Eccallà.
Volevo ridurre le dosi perché la versione alla zucca è abbastanza grande da sfamare una famiglia. Una numerosa intendo. E volevo eliminare una parte delle uova. Ecco, diciamo che il risultato non è quello che mi aspettavo, ma vale la pena parlarne perché potrebbe essere usata come base per una torta da farcire/ricoprire. O per dei biscotti, morbidi, che ho pure fatto.
In sostanza ho ridotto di circa 1/4 tutti gli ingredienti (Farina 140 gr; Cioccolato fondente 150 gr; Burro/margarina 40 gr; Zucchero 90 gr; Uova 2; Latte 25 ml; Lievito per dolci, mezza bustina scarsa), ho usato due albumi e un tuorlo. Per recuperare l'umidità persa con l'uovo ho usato una barbabietola rossa grattugiata (già bollita, di quelle sottovuoto). Per chi non la ama si sappia che sapore e colore sono schiacciati dalla potenza del cioccolato, ma aiuta con la naturale dolcezza.
Aspetto +: intenso sapore di cioccolato, leggera.
Aspetto -: la rapa non ha compensato, è asciutta.
Ho dribblato la gaffe (è un vizio ormai) tagliandola a metà e farcendola di marmellata alla fragola. Secondo me se avessi inserito della frutta sarebbe stata perfetta.
O servita con un po' di crema.
Magari la marmellata di arance amare e la crema alla panna.
Ad ogni modo resta sempre un dolce da the più che un dessert da fine pasto.
Choco Pac-man... |
E non mi è sembrato necessario puntualizzare che il cioccolato deve essere fon-den-te.
E' incredibile quanto piacere io tragga dal pensare come strutturare una cena gradevole con quello che ho a disposizione in dispensa. Credo la cosa sia legata al piacere dell'atto creativo in sé: l'analisi dei mezzi in mio possesso e la visione di quale possa essere il risultato, la scelta degli aggiustamenti in corso d'opera, le correzioni, il misurare sé stessi. Misurarsi con misura.
Quasi in un delirio di onnipotenza ci diamo l'obiettivo di creare altra vita dalla vita, la cucina è una delle più elementari situazioni in cui 'il tutto è più della somma delle sue parti'. Non è un pluralis maiestatis, parlo di chi è in grado di parlare di cibi e cotture e sapori per ore senza che il proprio interesse ed entusiasmo flettano, di chi si sveglia con l'eccitazione all'idea di poter finalmente andare al mercato, ché è sabato e si può cucinare per gli amici. Parlo di chi è veramente dotato e capace e meritevole, ma anche di chi è come me.
Il frigo offriva:
2 uova
3 porri
3 porri
margarina
ovviamente farina ce n'è sempre
un fondo di latte
due fette di pancetta
il basilico in terrazzo
parmigiano
Pancetta-formaggio-uovo=quiche! Cerchiamo una spinta.
Giallozafferano. Perfetto.
Leggo le prime righe..."Per prima cosa preparate la pasta brisè ( per vedere la preparazione clicca qui)". Clicco. Penso che le quantità siano eccessive per me, le dimezzo, fingo che burro e margarina siano la stessa cosa, procedo e poi non torno più alla ricetta della quiche.
Leggo le prime righe..."Per prima cosa preparate la pasta brisè ( per vedere la preparazione clicca qui)". Clicco. Penso che le quantità siano eccessive per me, le dimezzo, fingo che burro e margarina siano la stessa cosa, procedo e poi non torno più alla ricetta della quiche.
Saltato dei passaggi, saltato degli ingredienti, saltato il pranzo, ma vedi mo' che bel risultato.
Versione base e variante con porro.
La mistura è la stessa, a cui ho aggiunto due cucchiai di porro e due foglie di basilico per la variante.
Nel mixer sminuzzo la pancetta che faccio rosolare velocemente con un paio di fette di cipolla. Rimetto la pancetta nel vaso del mixer (ho lasciato le lame) e aggiungo due uova, un bicchiere di Parmigiano grattugiato, abbondante pepe macinato a fresco, NO sale, due cucchiai di latte.
Rovescio nella base e inforno a 160° per circa 15 minuti. Ah, sono stampi piccoli! Le dosi/tempi indicati sono per tre formine (di silicone), diametro circa 12.
Ho cotto la pasta sia con i ceci secchi dentro (e ripassata in forno qualche minuto) sia con la pasta libera. In entrambi i casi bucherellato il fondo. Sono sicura che le piccole dimensioni facciano una differenza fondamentale, ma quella cotta senza ceci era cotta meglio ed era più friabile.
Versione base e variante con porro.
La mistura è la stessa, a cui ho aggiunto due cucchiai di porro e due foglie di basilico per la variante.
Nel mixer sminuzzo la pancetta che faccio rosolare velocemente con un paio di fette di cipolla. Rimetto la pancetta nel vaso del mixer (ho lasciato le lame) e aggiungo due uova, un bicchiere di Parmigiano grattugiato, abbondante pepe macinato a fresco, NO sale, due cucchiai di latte.
Rovescio nella base e inforno a 160° per circa 15 minuti. Ah, sono stampi piccoli! Le dosi/tempi indicati sono per tre formine (di silicone), diametro circa 12.
Ho cotto la pasta sia con i ceci secchi dentro (e ripassata in forno qualche minuto) sia con la pasta libera. In entrambi i casi bucherellato il fondo. Sono sicura che le piccole dimensioni facciano una differenza fondamentale, ma quella cotta senza ceci era cotta meglio ed era più friabile.
La gnorri
Ho detto che avrei provato a fare la pasta madre e poi ho lasciato cadere la cosa tra-lla-lla e non ne ho più parlato fiu-fiu-fischietto... ho fatto un po' la gnorri insomma.
Ovviamente in cuor mio sapevo che un giorno mi sarei data la chance di riscatto. O almeno di provare a riscattarmi. Il mio lievito madre non sopravvive, mi chiedo se la causa sia la stessa della repentina e triste morte delle mie piante. Io. -.-
Lo scopriremo presto perché finalmente potrò adottarne uno già vivo.
Disfatta la valigia or-ora, la passo tutta intera in lavatrice e la ricostituisco tale e quale. Mercoledì torno in Italia, al nord questa volta, per partecipare ad una di quelle cose che alle invasate come me mettono il sorriso sulle labbra, quello così :D, non quello così :)
Avendo una manica d'acqua, un volo con compagnia low cost e 4 lunghi giorni che mi separano dal momento X, 4 giorni in cui tutto può accadere, mi riservo una piccola suspance scaramantica.
E tanto per distogliere l'attenzione da questo pensiero e non lasciare questa noticina senza immagini condivido la colazione di qualche tempo fa. Bhe, parecchio tempo. Lo stesso periodo in cui ho comprato la farina integrale per errore. E poi mi ero messa in testa di fare le lasagne con la farina di castagne (costa una for-tu-na). Bhè, alla fine ho scoperto che la farina di castagne per la pasta non mi piace e che la farina integrale assorbe una quantità smodata di liquido.
Tre mesi fa ero meno brava a monitorare le aggiunte e quindi non ho la più pallida idea delle quantità usate per i pancakes della foto, che sono di farina di castagna e farina integrale, ma quando li faccio con la farina bianca tradizionale uso:
Non sono riuscita a togliere la data in Ps, pessima taroccatrice. |
Farina 100 gr
Uova 1
Latte 150 ml
pizzico di sale
Zucchero 20 grammi
Lievito un cucchiaino
Serve un pochino di burro per la padella
In una ciotola versare la farina setacciata (è importante che lo sia) con il lievito, fare un buco al centro e aggiungere l'uovo, incorporarlo e molto lentamente aggiungere a filo il latte, cercando di lavorare sempre nel centro della farina per raccoglierla gradualmente ed evitare grumi. Aggiungere sale e zucchero e farli sciogliere.
La pastella risulterà piuttosto densa, io mi trovo bene così. Scaldare una padella antiaderente con la superficie liscia, versare un mestolo di pastella sopra ad un fiocco di burro. Attendere qualche secondo che il composto si rapprenda e gonfi, girare. Il burro non deve essere aggiunto ogni volta, se la padella è di buona qualità si può anche evitare.
Per chi ha le piastre ad induzione (un giorno scriverò un post di denuncia su questo sistema di cottura) scaldi la padella quasi al massimo ma appena si versa la pastella togliere la padella dalla piastra e abbassare a metà potenza. Aggiungere sciroppo d'acero.
Il vero problema...
... sono le aspettative.
Post lungo e un po' noioso, ma non sono riuscita a frenarmi.
Siamo venuti in vacanza in Puglia per tante ragioni e con una gran fame di riempirci gli occhi e la pancia di tutte le delizie di questa terra.
Dopo la tappa lucana siamo scesi a Lecce.
Città splendida. Non credo di aver mai visto una cosi alta concentrazione di chiese a parità di superficie.
Non semplici facciate lavorate, ma pizzi, ricami, passamanerie in pietra, una ininterrotta scoperta di fregi e poi case, corti, archi...in ogni parte del centro storico si poteva trovare uno scorcio affascinante. Unica nota stonata il palazzo dell'INA che domina la piazza principale e offusca i resti del grande anfiteatro romano su cui affaccia. Ma del resto ogni città ha il suo tallone d'Achille (leggi 'ogni città ha il suo palazzo dell'Ina' ;)
Abbandonata Lecce ci siamo avvicinati al mare. Abbiamo scelto di alloggiare in una masseria, non comoda alle spiagge, ma di indubbio fascino e impreziosita da un silenzio avvolgente. Vivere in una grande città ci sta insegnando il grande valore del silenzio della campagna. Eravamo a Nardò.
Abbiamo visitato Gallipoli e goduto di uno dei tramonti più belli della vita, abbiamo a lungo girato e visitato la costa alla ricerca di 'the beach', la spiaggia perfetta, ma tutto era mare-piscina, avevamo solo l'imbarazzo della scelta, tanto bello che le foto non gli rendono giustizia.
Ci siamo asciugati al caldo asciutto e ventilato che fa crescere rigogliosi gli ulivi.
Infinite distese di magnifici ulivi. I paesaggi sono davvero mozzafiato. Le coltivazioni di cocomero, di pomodori, i campi di spighe...
Tornerei, affrontando il Salento con un approccio più da lunga-vacanza-con-appartamento (in low cost) che da 5-giorni-di-coccole-e-relax.
Mi aspettavo un popolo solare e accogliente, ma per quello che ho sperimentato ho trovato i salentini un po' come i veneti, timidi, li definirei. E asciutti, essenziali. Che, come sempre, il mondo è bello perché è vario, ma in un luogo in cui il turismo rappresenta una grande risorsa mi aspettavo dei luoghi e dei modi diversi. Non migliori! ...diversi...più in linea con il ricordo che avevo dei baresi e del Gargano.
E poi, liquido in fretta la questione, la viabilità. Qui è diffusa una libera ed anarchica interpretazione del codice della strada e la segnaletica è...mmm... scarseggia?
Non ho fatto cenno al cibo. La cosa si commenta da sola.
Vorrei solo puntualizzare-lo dico più per consolarmi credo- che questo blog nasce da quella Puglia che la mia famiglia di emigranti mi ha trasmesso, che è fatta delle tradizioni, ma anche di quelle specifiche persone e il fatto che non l'abbia incontrata in questo viaggio non significa che non ci sia.
E a tal proposito, mi sento di condividere la dedica ad un libro di ricette pugliesi che ho ricevuto in dono:
"Ti dedico questo libro perché condividiamo la stessa passione per la cucina.
Ambasciatrice tra popoli e culture, la cucina, che è diversa dalla gastronomia, unisce i popoli e veicola l'amore per la natura, il territorio e i sapori originari che l'uomo ha bisogno di ritrovare, per sentirsi vivo.
Vorrei che con il tempo questa differenza ti accompagni, perché tu non perda le radici di una terra vera, la Puglia, che secondo me più di altre, senza interessi lucrativi ma con il solo amore per la tavola, unisce esseri amanti di convivialità e piacere della vita, attraverso piatti poveri ma ricchi di tradizione e valori culturali e culinari, da sempre.
Papino."
Approfondimento turistico.
Alloggi
°°B&B Suite 68, Lecce. Posizione comoda, alloggio piacevole, camere ampie e buon servizio. I dolci della colazione sono divini.
°°Masseria Bernardini, Nardò. A circa 20 minuti dalla prima spiaggia, struttura incantevolmente ristrutturata, arredata con gusto negli spazi comuni mescolando piccolo design e tradizione. Ricca e autoctona la vegetazione.
Le camere, paragonate all'esterno, sono deludenti, molto capienti ma arredate con disinteresse e scarsamente accoglienti. Le foto del sito sono abbastanza fedeli, ma come spesso accade hanno un po' di make-up. Speravo che tutto quel colore e quei tessuti sarebbero stati più "freschi e sobri" dal vivo e non lucidi, mi aspettavo la stessa luminosità e un gusto più coerente al luogo e più pulito (non igienicamente parlando). Mi riferisco ad un approccio più ecofriendly, scelte meno industriali/dozzinali e più di recupero. Illuminazione artificiale scarsa, soprattutto per la lettura della sera.
Il personale è davvero molto disponibile e gentile.
Il problema è che, a mio avviso, la tipologia di esperienza offerta è inferiore alla aspettativa per fascia di prezzo. O sono io che non sono aggiornata sulle tariffe... 200erottieuro a notte forse sono pochi... O_o
Necessario portarsi shampoo e necessaire de toilette, nessun prodotto di cortesia a parte dei litri di sapone liquido di Provence. Prestano invece gli asciugamani da piscina e la colazione può essere richiesta a qualunque ora, servita dove più piace. Questa masseria è stata citata come un must go (nella zona di Nardò) in uno degli articoli di Meridiani sul Salento.
Spiagge (prezzi di giugno)
°°Gallipoli
Lido Pizzo
Spiaggia di sabbia in baietta, ma c'è un po di scoglio per giocare al pescatore di polipi, ben servita, han tutto tranne i tabacchi, buona scelta in caso di vento ponentino (spero di ricordare bene)
2lettini e ombrellone meno di 25 euro
Punta della suina
Spiagge piccole e ombrelloni ammassati, con vento di ponente tante alghe (grazie a cui abbiamo conosciuta la vicina lido Pizzo). 2 lettini e ombrellone 13/15 euro.
Baia verde
Lunga spiaggia con tanti bagni tra cui scegliere. Il mare è quello, ma noi non abbiamo particolarmente apprezzato. 2 lettini e ombrellone 15 euro.
°°Porto Cesareo
Bonavista (ma ci sono tanti altri bagni attrezzati)
Dicono essere una delle spiagge d'Italia con il più grande spazio tra un ombrellone e l'altro. Spiaggia di sabbia, lunga. 2 lettini e ombrellone 15 euro.
°°Porto Selvaggio
Scogli (hanno creato una spiaggia attrezzata, su pavimentazione di legno) visitata ed evitata. Se piacciono gli scogli, nella zona libera, il mare è super anche lì.
Ristoranti
°°Lecce
Osteria degli Spiriti: ambiente gradevole e servizio curato, anche se mi veniva da dire che un 'sorriso non lo renderebbe meno professionale!'. Buono tutto e conto adeguato, un solo appunto: la mia pasta alle cime di rapa sapeva più di broccolo. :(
°°Gallipoli
Osteria degli Spiriti: ambiente gradevole e servizio curato, anche se mi veniva da dire che un 'sorriso non lo renderebbe meno professionale!'. Buono tutto e conto adeguato, un solo appunto: la mia pasta alle cime di rapa sapeva più di broccolo. :(
°°Gallipoli
I Bastioni: ottimo il pesce, servizio molto curato e super gentili, prezzo medio/alto, vista mozzafiato.
Marechiaro: molto turistico, fascia di prezzo medio/alta, location piacevole sul porto ma la cucina non è molto curata. Non mi sento di consigliarlo.
La Paranza: di fronte al mercato del pesce, un po' turistico direi, ristorante modesto ma se sapete già di mangiare del pesce è un discreto compromesso qualità/prezzo.
°°Supersano (paesino dell'entroterra, la masseria è indicata su google map)
Le stanzie
Di proprietà di una famiglia, è una masseria stupenda, si mangia all'aperto accanto a fichi e vitigni. Cucina casalinga di terra, ottimo e dal prezzo adeguato.
°°Sannicola
I santi medici: luogo semplice rimodernato di recente sito nella piazza del paese, accogliente, personale piacevole. Buona cucina (cicere e trie assolutamente da provare), gradevole anche il vino della casa.
Brain storming:
#A giugno le spiagge sono scarsamente popolate, nel fine settimana però si può avere un assaggio di cosa siano in luglio e agosto.
#Nel leccese e soprattutto nel salentino hanno un accento moooolto diverso dal nord, sembra un mix tra calabro e marchigiano, con le "u" del sardo.
#Un fruttivendolo di Nardò e una cameriera di Gallipoli mi dicono che le mandorle fresche che vendono in spiaggia non sono fresche ma sono quelle secche reidratate. Le mandorle maturano da agosto e se sono fresche hanno la pellicina verde. Furbetti... Mi documento, provo e poi vi dico.
#Alcune strade, soprattutto per i collegamenti principali, sono generalmente in ordine e facilmente percorribili, ma comunque con una segnaletica scarsa. Quelle provinciali che collegano i paesi nell'entroterra sono spesso dissestate, scarsamente indicate e il sole si mangia la segnaletica orizzontale, quindi occhio agli stop! Anche quando avete la precedenza. In ogni caso portate con voi un navigatore.
#Secondo me le strutture non sono al livello per cui vengono vendute dal marketing della Regione, spesso anche i servizi sono al di sotto della media per una simile zona turistica. Anche dal confronto con altri amici che ci sono stati emerge la stessa considerazione: sembra che gli indigeni non abbiano ancora imparato a valorizzare il loro lavoro e il loro territorio offrendo una qualità degna della loro terra. Non è raro trovare rifiuti "da finestrino" lungo la litoranea, ma ho visto anche una lavatrice.
#A Gallipoli, a ridosso della città vecchia, c'è un (ecomostro?) grattacielo di vetro e acciaio che si vede sempre, da tutto quel tratto di costa. Se vi chiedete, come noi, come sia stato possibile pensarlo (ancor prima che crearlo), c'è da sapere che data del 1964. All'epoca c'era un pensiero diverso. Alcuni Gallipolini a cui abbiamo chiesto ci hanno detto che è da tempo argomento di discussione, chi lo ama (meta obbligata di neo sposi per un ritratto dell'album di nozze) e chi lo vorrebbe abbattere.
#Perché all'aeroporto di Brindisi ti dicono di dedicarti allo shopping superati i controlli e poi c'è solo un bar, per di più che offre una scarsa scelta? Il duty-free apriva alle 16. Useful.
#Articoli sul Corriere del Mezzogiorno e servizio sulla Tv salentina apparsi in questi giorni di vacanza hanno in parte confermato il nostro punto di vista.
#Mare da togliere il respiro.
#Il Salento è da vedere.
#Mare da togliere il respiro.
#Il Salento è da vedere.
Masseria Bernardini |
Piscina (sembra, vero?) |
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